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SFRUTTAMENTO e GLOBALIZZAZIONE

Maglioni-Cashmere
Pubblicato da in MAGLIERIA ·
Ho voluto prendere spunto da un articolo che ho letto alcuni giorni fa dove si metteva in evidenza il fatto che la maggior parte
di ditte manifatturiere cerca , spostandosi da una parte all'altra nel Mondo , manodopera e persone da sfruttar.
Donne, uomini , bambini costretti a lavorare 18/20 ore consecutive in condizioni disumane per una paga che non e sufficente
alla loro sopravvivenza.
I politici ci hanno fatto credere che la grobalizzazione fosse la soluzione di tutti i problemi Mondiali , ma sfortunatamente
non e così.
Il principio potrebbe essere interessante , ma nella realtà delle cose , non esiste una organizzazione e una unione tale che
possa portare a dei risultati che non siano quelli che abbiamo sotto gli occhi.
Ditte che si spostano dalla Cina all'Etipia per cercare disperati da non pagare e sfruttare.
E necessario partire dalle basi , riorganizzare i vari Stati ridando dignità e diritti ai propri cittadini garantendogli una esistenza
dignitosa e poi in seguito allacciare, con regole ben precire, i rapporti tra di essi sviluppando un interscambio non solo di mano
d'opera ma anche di idee e cultura.
Di seguito riporto una parte dell' articolo che ho letto e che credo possa aprire gli occhi a molte persone che conoscono
veramente i fatti.
I lavoratori etiopi del settore dell’abbigliamento sono i meno pagati del mondo. Essi lavorano per marchi come Guess, H&M
e Calvin Klein ma guadagnano 26 dollari al mese. È quanto ha rivelato un nuovo inquietante rapporto Usa.

Se i colleghi delle fabbriche del Bangladesh finora sembravano i più sfruttati, gli operai dell’industria tessile etiope lavorano in condizioni da fame.

Colpa anche del governo. L’Etiopia, che mira a diventare il principale centro manifatturiero del continente, ha sedotto gli
investitori sottolineando la volontà dei dipendenti di lavorare per meno di un terzo degli stipendi dei lavoratori del Bangladesh.

Lo studio, riportato da Le Monde e condotto dallo Stern Center for Business and Industry della New York University, ha
messo a confronto le condizioni e i salari degli operai del mondo scoprendo che quelli del Bangladesh, notoriamente mal
pagati, guadagnano 95 dollari al mese, quelli del Kenya $ 207 e quelli cinesi 326. Gli etiopi appena 26 dollari.


Sufficienti in base al costo della vita? Tutt’altro se si considera che un etiope ha bisogno di circa 110 dollari al mese
per sopravvivere.

Secondo il rapporto, i lavoratori del settore tessile, molti dei quali donne, operano in condizioni pessime. Lo studio ha
esaminato l’Hawassa Industrial Park, uno dei cinque centri industriali inaugurati dal governo dal 2014, che impiega
25.000 persone e produce abbigliamento per marchi distribuiti in tutto il mondo. A lungo termine, lì dovrebbero
lavorare circa 60.000 persone. Aziende cinesi, indiane e cingalesi hanno aperto fabbriche in questo parco.

Il governo prevede che le esportazioni di abbigliamento, che attualmente valgono 145 milioni di dollari all’anno, salgano
addirittura a circa $ 30 miliardi. Un obiettivo che “sembra irrealistico”, secondo il rapporto, se non altro perché i bassi
salari hanno già portato a una scarsa produttività, a ripetuti scioperi e ad un elevato turn over. Basti pensare che le
fabbriche sostituiscono in media tutti i loro dipendenti ogni 12 mesi.

“Il piano etiopico di diventare una grande nazione esportatrice di indumenti si fonda in gran parte sul presupposto che i
lavoratori accetteranno la paga di base estremamente bassa di $ 26 al mese, che non è abbastanza per sopravvivere, anche
in Etiopia. Invece della manodopera a basso costo e rispettosa promossa in Etiopia, i fornitori con sede all’estero hanno
incontrato dipendenti insoddisfatti del loro compenso e delle condizioni di vita e sempre più disposti a protestare fermando
il lavoro o addirittura lasciandolo” ha detto uno degli autori dello studio, Paul Barrett dello Stern Center for Business
and Industry.

L’Etiopia è il secondo paese più popoloso dell’Africa, con circa 105 milioni di persone che vivono ancora in gran parte
di agricoltura e che affrontano gravi problemi come la siccità e la povertà.

Cerchiamo tutti di essere migliori , e se ogni uno farà un piccolo passo verso gli altri otterremo grandi risultati.



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